STORIA

È un'ora la distanza che più o meno separa Brescia dall'alta Valcamonica, un'ora in cui si ha il tempo di pensare e, non guidando, di guardare a destra ed a sinistra della strada le innumerevoli fabbriche, officine e opifici che la costeggiano, e riflettere su quale possa essere stato il motore che ha spinto così tante persone a intraprendere quella meravigliosa avventura. 
Già, perché tutto è partito da un'idea, da un sogno, che quell'uomo o quella donna hanno voluto realizzare; magari inizialmente non sapevano esattamente dove sarebbero arrivati, però sapevano bene che volevano intraprendere quella strada speciale che porta l'uomo a realizzare i propri sogni. Sogni differenti uno dall'altro, magari con l'obiettivo di lasciare qualcosa ai propri figli, o il desiderio di riscatto dal lavoro dipendente, oppure quello di lasciare un segno del loro passaggio.
Quale fu il sogno di Giacomo Albertani ce lo racconta uno dei suoi nipoti, Martino Albertani che è oggi il presidente della Holz Albertani SpA di Berzo Demo:
"Fu agli inizi del '900 che il nonno Giacomo, uomo di grande ingegno ed estrema creatività, acquistò un vecchio mulino sul fiume Ogliolo, affluente dell'Oglio, nella frazione Lombro di Corteno Golgi; dove gli altri vedevano solo il mulino il nonno già vedeva la segheria che gli sarebbe sorta a fianco. La sua passione era il legno, in famiglia si raccontava che da giovanissimo andò a fare l'apprendista da un falegname ma che la sua avventura in quella bottega durò soltanto 40 giorni perché le sue idee erano molto più innovative e avanzate rispetto ai tempi e aveva bisogno di uno spazio suo per poterle realizzare. L'esatta temporalità e il succedersi di quegli avvenimenti così lontani nel tempo si è persa un po' nella trasmissione in famiglia dei ricordi da padre a figlio - continua Martino Albertani - dobbiamo tenere conto che son passati più di 100 anni, però qui in zona sono rimaste numerose testimonianze della sua opera, realizzò i portali della chiesa parrocchiale di Corteno Golgi e anche i banchi della stessa chiesa, numerosi mobili e anche serramenti. Il suo obiettivo continuava ad essere la segheria e la cascata che le avrebbe dato l'energia per far funzionare le macchine.
Il suo sogno comincia a realizzarsi proprio negli anni della grande guerra, è allora infatti che la costruisce e per farlo riesce a far ottenere l'esonero dall'essere inviati al fronte ai suoi collaboratori. Dopo aver realizzato la segheria e la cascata che gli dava l'energia per funzionare, costruisce ed installa una "veneziana". Si trattava di una sega speciale in uso in Cadore: due macchine erano mosse dalla stessa ruota idraulica, il telaio e il carro, che col loro movimento asincrono permettevano anche il taglio di grosse tavole e con notevole precisione. Con l'applicazione di quella tecnologia la segheria subisce un notevole impulso e si dedica principalmente alla produzione di segati per l'edilizia e travature. Come dicevo dall'inizio il nonno era un uomo pieno di inventiva e sorretto da una grande voglia di fare e soprattutto di sperimentare.
Negli anni '20 fece sviluppare un progetto all'ingegner Traversa di Brescia per la realizzazione di una centrale elettrica e concluse un accordo col Comune di Corteno che, in cambio dell'energia prodotta dalla centrale, gli avrebbe ceduto il legname prodotto nei terreni di sua proprietà. Quell'accordo purtroppo si concluse subito dopo la tragica scomparsa in un incidente sul lavoro di suo figlio Martino, del quale io porto il nome. Aveva 18 anni e il nonno non sopportò quel dolore, di lì a poco anche lui se ne andò. Per fortuna rimase la nonna a gestire le sorti della famiglia. Domenica Bianchi, una donna dotata di grande temperamento e dal forte carattere, aveva condotto il mulino mentre le energie del nonno erano tutte dedicate alla segheria, mulino che restò in funzione fino agli anni '60 perché, dopo la nonna, fu mia madre, Lucia Fioletti a continuare a gestirlo.
Dopo suo padre toccò al mio, che si chiamava Pietro ed era nato nel 1910, portare avanti quella che ormai era diventata l'azienda di famiglia. Di indole totalmente diversa rispetto a quella del nonno, non amava il rischio, temeva i debiti e non era propenso a sviluppare grandi progetti innovativi, in compenso gli dobbiamo assolutamente riconoscere il merito di aver saputo trasmettere a me ed ai miei fratelli il suo amore e le profonde conoscenze tecniche che aveva del legno. Furono queste sue caratteristiche e il continuo sostegno della nonna che gli consentirono a sua volta di mandare avanti la segheria con dignità, fino a che venne il turno della terza generazione degli Albertani alla quale io ed i miei otto fratelli apparteniamo.
Siamo negli anni '60 e i primi ad entrare in azienda, oltre a me che sono del 1941, furono i miei fratelli Giacomo che è del '38 e Battista, classe 1943. In realtà possiamo dire - continua Martino Albertani - che nella segheria ci siamo nati, ci abbiamo giocato da piccoli e siamo cresciuti con l'odore del legno nelle narici. Abbiamo trovato un' azienda già avviata, con macchinari funzionali, ma l'ambizione ci spingeva ad andare oltre. Non ci bastava continuare con quello che nostro nonno e nostro padre avevano già fatto, quello era il passato e noi avevamo il presente ed il futuro davanti che ci chiedevano di essere conquistati. Con grande coraggio ed intesa fra tutti noi partimmo con la produzione di perlinati, pavimenti e cornici varie per finiture e paraspigoli. La sede era a Corteno Golgi, in frazione Lombro, scomoda da raggiungere e di dimensioni ridotte per le nostre ambizioni. Tant'è che decidemmo di cercare un terreno a Edolo per ampliare l'azienda e per caso fummo informati che quella che era stata la Salci di Edolo era chiusa e l'immobile era in vendita. L'investimento richiesto era enorme ed ancor più grande se teniamo conto che allora non avevamo neppure i soldi per fare l'atto preliminare e versare l'acconto. Ma la volontà di fare era più grande di qualsiasi paura e comprammo l'immobile facendo una marea di debiti. Nella nuova struttura iniziammo a produrre legno lamellare per costruzioni e case prefabbricate, creando una nuova società, la Wood Plastic Albertani Spa nella quale entrarono anche altri due fratelli, Gianpiero e Severino Guido, mentre Natale ne rimase ancora fuori perché ancora troppo giovane. Dopo due anni Gianpiero decise di lasciare l'azienda e si trasferì in Francia.Oramai ci sentivamo lanciati, nulla e nessuno avrebbe più potuto fermare me e i miei fratelli
Nel 1977/78 costituimmo un'altra azienda , la "Habitat Legno" , che coinvolse anche mio fratello Natale; la sede era a Edolo ma lo stabilimento produttivo lo impiantammo a Braone, dove si produceva sempre legno lamellare per grandi strutture.
Nel 1983, l'espansione aziendale ci portò a rilevare un'azienda concorrente di Ascoli Piceno, la "Arch Legno", con l'obiettivo di ampliamento del mercato del Centro-Sud. Successivamente rilevammo anche un grosso mobilificio della provincia di Pesaro, la "Tecsol", alla cui produzione di componenti per mobili aggiungemmo quella di lamellare per serramenti. L'escalation continua...
Nel 1990 altro acquisto: rileviamo un grosso magazzino di Fontanellato, in prov. di Parma, che nel 2002 trasformiamo in unità operativa sempre di legno lamellare.
Nel 1999 avviene una scissione in famiglia: mio fratello Battista ritira gli stabilimenti di Ascoli e Pesaro trasferendosi là.
Negli ultimi anni, esattamente nel 2006, altra scissione che vede Martino rilevare lo stabilimento di Fontanellato. E' anche l'anno in cui costituisco la "Holz Albertani Spa" che due anni dopo, nel 2008, si amplia con la costruzione della nuova ed elegante sede di Berzo Demo per la produzione di costruzioni lamellari in legno, con 650 mq. di uffici ed un'unità operativa di 4000 mq.
La nostra è stata una grande rincorsa, iniziata con il peso di un "fondo cassa" molto magro, anzi nullo. Ma oggi, dopo cinquant'anni posso affermare, senza paura di essere smentito, che furono proprio quei debiti il nostro stimolo più grande, perché non c'era tempo per fare altro, si doveva lavorare , lavorare tanto per produrre e per pagare i debiti. La mia soddisfazione attuale è quella di avere con me in azienda i miei figli, che appartengono alla quarta generazione: Simone che è del '74 e che segue i cantieri per la messa in opera, Morris che è nato nel '76 segue l'ufficio tecnico e la parte commerciale e Gianluca, del 1981, che è il responsabile della produzione nel nostro stabilimento di Fontanellato, vicino a Parma.
Con i miei fratelli io facevo parte di una squadra più numerosa ed ai miei figli, che sono soltanto in tre, auguro oggi di percorrere lo stesso cammino verso la loro realizzazione e, se fosse possibile, di percorrere ancora più strada di quella che loro padre ha fin qui percorso.
Gli occhi di Martino Albertani si illuminano, è palese che un pensiero gli attraversi la mente."...Ho ancora un sogno che mi piacerebbe realizzare, una nuova segheria in un luogo dove ci sia ancora tanta materia prima da lavorare. E' un sogno che inseguo da tempo e ho la certezza che se non avrò la possibilità o il tempo per realizzarlo, questo pensiero accompagnerà i miei figli nel loro futuro". 

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